Cos’è la plusvalenza immobiliare?

La plusvalenza immobiliare è la differenza tra i corrispettivi percepiti nel periodo di imposta e il prezzo di acquisto o il costo di costruzione del bene ceduto, aumentato di ogni altro costo inerente al bene medesimo. La stessa si configura quando l’immobile è stato ceduto a titolo oneroso, entro 5 anni dal momento dell’acquisto o della costruzione. L’obiettivo del legislatore è tassare l’intento speculativo. La plusvalenza immobiliare viene tassata ai fini delle imposte sui redditi e questo perché la si considera un reddito diverso.

Storia e normativa

Il riferimento legislativo dell’imposta ha origine con la legge 266/2005. Inizialmente la plusvalenza immobiliare applicata per la differenza tra prezzo di vendita e costi di acquisto era del 12,5%. La tassazione è stata prontamente modificata ed aumentata al 20% con la manovra finanziaria del 2007 (legge 296/2006). Con la recente legge di Bilancio 2020 per un’altra volta la plusvalenza immobiliare subisce un’incremento dell’aliquota, condotta al 26%. La modifica introdotta è molto impattante nell’economia di un piano economico.

Cosa fare? La soluzione di pandomus

Nel caso in cui tu stia operando come investitore immobiliare il consiglio di pandomus è quello di creare una società a responsabilità limitata per poter lavorare liberamente nel settore degli investimenti immobiliari. Occorre però ricordare che l’applicazione dell’aliquota sostitutiva Irpef è facoltativa e non obbligatoria; chi vende casa realizzando plusvalenza può scegliere se applicare l’aliquota sostitutiva dell’Irpef oppure l’aliquota Irpef progressiva che varia in base ai redditi percepiti. Con l’aumento al 26% l’aliquota sostitutiva diventerà meno conveniente per chi appartiene al primo scaglione Irpef.

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