Normativa e prassi
Nella credenza più invalsa la categoria catastale definisce la destinazione d’uso di un bene immobile. E’ cosi? No. E’ una convinzione errata. Vediamo insieme perché.
Facciamo chiarezza
La destinazione d’uso di un bene immobile viene definita dagli atti autorizzativi. Per quanto possa essere valida sotto un aspetto fiscale la classificazione attribuita dalla categoria catastale non è valida per la tematica edilizio-urbanistica. La destinazione d’uso legittima è desumibile da un documento rilasciato dalla pubblica amministrazione come l’agibilità (anche abitabilità o licenza di occupazione) o il titolo edilizio originario, comprensivo di tavole grafiche.
Cosa fare in fase di compravendita?
La verifica della destinazione d’uso è indispensabile per delineare l’effettiva suscettibilità di utilizzo dell’immobile; occorre evitare soprattutto in fase di compravendita la divergenza di destinazione d’uso dalla categoria catastale, per non incorrere nella casistica di risoluzione per inadempimento derivante da inidoneità all’uso col rogito notarile finale.
Rischi e soluzione
Un’incongruenza tra destinazione d’uso e categoria catastale può originare ad aliud pro alio nei contratti di compravendita. Inoltre per qualsiasi modifica successiva all’atto di acquisto lo stato di fatto sarà quanto legittimato in comune e non quanto graficamente rappresentato nella planimetria catastale. Pandomus offre un’assistenza anche in questo versante, affida il tuo caso ad un esperto che ti supporterà per l’intero percorso di compravendita.